Il cavallo (Equus ferus caballus) è un mammifero erbivoro e fa parte della famiglia degli equidi. È un animale sociale che necessita della compagnia dei propri simili e di ampi spazi per muoversi e pascolare liberamente. La sua domesticazione è avvenuta in tempi molto più recenti rispetto agli atri animali da compagnia. Il cavallo domestico viene impiegato oggi come animale da lavoro, in attività sportive e ricreative.
Cenni storici
I progenitori dell’odierno cavallo domestico sono apparsi sulla terra circa 45-55 milioni di anni fa. I cavalli selvatici ancestrali differivano molto dai nostri cavalli domestici, nell’aspetto, nel tipo di dieta e nell’habitat che occupavano. Durante il processo evolutivo i cavalli si sono spostati dalle foreste a spazi più ampi ed aperti come le praterie. Nel nuovo habitat hanno convertito le loro abitudini alimentari diventando erbivori stretti.
I primi cavalli furono probabilmente domesticati dall’uomo in Asia, intorno al 3.000 a.C. da popolazioni mongole. In Europa il cavallo è apparso per le prime volte in alcuni scritti sumeri intorno al 2.300-2.100 a.C.
L’uomo ha utilizzato il cavallo inizialmente per scopi alimentari e successivamente come animale da lavoro, mezzo di trasporto e sul campo di battaglia.
Ai giorni nostri si contano all’incirca trecento razze che differiscono per l’aspetto estetico, per il temperamento e per il tipo di attività che svolgono.
Una visione antiquata
Nonostante la sua grande mole, ciò che ha favorito l’enorme diffusione del cavallo è stata la sua gestione relativamente semplice: è un animale robusto, adattabile, facile da riprodurre in cattività e che interagisce agevolmente con l’uomo.
Nell’immaginario comune, la visione del cavallo è parecchio lontana dalla sua reale natura. Spesso il cavallo viene visto come un animale che svolge le mansioni che gli vengono richieste, in maniera docile ed accondiscendete. Una volta finito il suo compito, viene riposto ordinatamente in un box, dove può riposare e rifocillarsi con il cibo fornitogli. Da un punto di vista puramente pratico questa è sicuramente la modalità di gestione più semplice.
Ma ci siamo mai chiesti com’era la vita del cavallo prima di incontrare l’uomo?
Conoscere il cavallo
Il cavallo è innanzi tutto un animale sociale, vive in branchi di circa una decina di individui e trascorre la maggior parte del tempo pascolando. Nonostante le loro grandi dimensioni, i cavalli sono prede la cui principale strategia di difesa è la fuga. La compattezza del branco è quindi fondamentale per la difesa dai predatori.
I branchi sono composti da uno stallone con il suo harem di femmine, i puledri e un gruppo di maschi giovani che non hanno accesso alle femmine per riprodursi.
Il branco è governato da numerose regole che stabiliscono le complesse interazioni tra gli individui e ne garantiscono la cooperazione. I componenti del branco sono uniti da un forte legame di amicizia; possiamo quindi considerarlo come una famiglia che collabora per il bene comune.
Come vive il cavallo?
I cavalli si sono evoluti per vivere in ampi spazi aperti con una grande disponibilità di erba e arbusti da brucare. Per questo motivo, i cavalli sono in grado di percorrere svariati chilometri al giorno per foraggiarsi.
I cavalli mangiano una grande varietà di vegetali: erbe, arbusti e ramoscelli, ma anche frutta e verdura. L’erba e i vegetali che rappresentano la base della loro dieta, non hanno un elevato contenuto di nutrienti, perciò necessitano di enormi quantità di cibo per soddisfare il loro fabbisogno giornaliero. Un cavallo può trascorrere fino a diciotto ore pascolando.
La loro struttura corporea è perfettamente studiata per l’habitat in cui vivono. Le zampe lunghe e la forte muscolatura gli permettono di correre velocemente, la posizione laterale degli occhi garantisce un ampio campo visivo per tenere ogni cosa sotto controllo.
Sono animali molto reattivi e sensibili che riescono a percepire la più piccola variazione di tensione ed energia.
La forza del branco
Percorrere grandi distanze in un ambiente aperto e passare molte ore brucando rende il cavallo un obbiettivo facilmente individuabile. L’associazione in gruppo diventa perciò la chiave vincente della loro sopravvivenza: ci sarà sempre qualcuno che vigila mentre gli altri mangiano e, in caso di attacco, il predatore non potrà abbattere più di un individuo.
I cavalli del branco sono costantemente in contatto visivo tra loro e possiedono una quantità infinita di segnali, posture e gesti che utilizzane per comunicare. Il contatto fisico rappresenta una parte fondamentale della loro socialità. La pulizia reciproca e gli sfregamenti tra i nasi servono infatti, anche per rinsaldare i rapporti tra gli individui.
All’interno di uno stesso branco spesso si formano delle “coppie di amici”. Questi legami fondamentali permettono ad ogni individuo di rilassarsi e svolgere le proprie funzioni fisiologiche in totale serenità, sapendo di avere il proprio compagno che gli guarda le spalle.
Una nuova prospettiva
Ora che abbiamo più chiara la vera natura di questo splendido animale, possiamo renderci conto di quanto la domesticazione abbia limitato la sua espressione. Molti dei problemi che vengono definiti come comportamentali, in realtà sono problemi dovuti ad un mal adattamento del cavallo alle condizioni in cui vive.
L’allontanamento dal branco e la stabulazione in box singoli, spesso troppo piccoli, non permettono l’espressione di tutti i comportamenti tipici della sua specie.
Fortunatamente, gli orizzonti si stanno allargando sempre di più grazie ad una maggior attenzione e consapevolezza delle necessità di questi animali. Molte strutture stanno adottando una gestione del cavallo più naturale, promuovendo la vita in branco in paddock esterni.
Anche l’approccio con il cavallo sta diventando sempre più etico e consapevole. Esistono, infatti percorsi di formazione incentrati sulla comunicazione tra cavallo e cavaliere, basati sulla fiducia e sul rispetto reciproco. Il cavallo è un animale molto sensibile, che non necessita di forza e costrizioni per imparare, ma del giusto linguaggio per comunicare.
ELISABETTA PENNA
Sono etologa e naturalista. Esperta di animali selvatici e domestici, appassionata di ornitologia e grande amante dei gatti. Ho fatto ricerca sull’avifauna locale e le capacità cognitive dei pappagalli e sono consulente di comportamento felino presso un hotel per gatti.