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Rinforzo positivo vs rinforzo negativo

Si sente sempre più spesso parlare di rinforzo positivo e rinforzo negativo nell’ambito dell’educazione animale.

Per comprenderne a fondo il significato bisogna prima però fare un po’ di chiarezza su comportamento e apprendimento.

Comportamento e apprendimento

Il comportamento è l’insieme di tutte le manifestazioni motorie che un individuo può compiere, in un dato momento e in un dato luogo.

Esso comprende, quindi, le reazioni che l’individuo ha in risposta agli stimoli dell’ambiente esterno e alle interazioni con altri individui.

Ogni comportamento è guidato da fattori interni all’organismo e stimoli esterni.

Esistono due categorie di comportamenti: innati (ereditari e controllati da fattori genetici) e appresi (tramite l’esperienza).

L’apprendimento è legato a risposte individuali flessibili a situazioni imprevedibili. Questo processo porta il soggetto a modificare i propri comportamenti in base all’esperienza.

Apprendimento associativo

Quando vogliamo insegnare qualcosa ad un animale, il fine è quello di ottenere un determinato comportamento in risposta ad un comando o ad una situazione.

Il metodo più utilizzato è basato sull’apprendimento associativo.

In questa modalità di apprendimento, l’individuo associa un comportamento ad uno stimolo.

Ciò significa che il comportamento può essere condizionato per ottenere il risultato desiderato. Per fare ciò si utilizza un rinforzo, ovvero, un evento che permette di aumentare la probabilità che venga attuato il comportamento.

Il rinforzo può essere positivo, se aggiunge qualcosa, o negativo, se invece toglie qualcosa. Quindi, i termini positivo e negativo non si riferiscono alla sensazione provata dal soggetto, cioè positivo non significa “bene” e negativo non significa “male”.

Il processo di apprendimento che utilizza i cosiddetti rinforzi prende il nome di condizionamento operante.

Il rinforzo positivo

Nel metodo di condizionamento operante il rinforzo positivo è sicuramente la modalità più utilizzata ed efficace. Il procedimento è molto semplice, infatti, consiste nel premiare l’animale con del cibo, un gioco, una carezza o un complimento, nel momento esatto in cui esegue il comportamento richiesto. Il tempismo con cui si somministra il premio è fondamentale per sottolineare (o rinforzare) il comportamento stesso. Solamente fornendo la ricompensa nell’esatto momento, l’animale riuscirà ad associare lo stimolo (cioè il comando) all’azione che deve eseguire.

L’utilizzo di rinforzi positivi è fondamentale per consolidare la fiducia tra umano e animale ed inoltre, le sensazioni positive provate dall’individuo, facilitano l’apprendimento.

Un animale felice è più ben disposto ad apprendere rispetto ad uno che si trova in una condizione di stress e frustrazione. Per questa ragione, le sessioni educative non devo mai essere troppo lunghe, altrimenti rischiano di diventare controproducenti.

Il rinforzo negativo

Come già detto, il rinforzo è definito negativo quando toglie qualcosa. In questo caso, la probabilità che il comportamento desiderato sia ripetuto, è incrementata sottraendo una sensazione sgradevole che il soggetto sta provando.

L’utilizzo di questo tipo di rinforzo fa parte dei cosiddetti metodi coercitivi di educazione che vanno in ogni modo evitati.

Infliggere ogni tipo di sofferenza ad un animale, indipendentemente dall’intensità di quest’ultima, va a minare il legame con il proprietario. Nella maggior parte dei casi si otterrà comunque il risultato desiderato, ma al prezzo di avere un animale spaventato, che teme il proprietario e non nutre più fiducia nei suoi confronti.

La paura spesso apre la strada all’aggressività che, se viene a sua volta punita o rinforzata negativamente, innesca un circolo vizioso.

 

ELISABETTA PENNA

Sono etologa e naturalista. Esperta di animali selvatici e domestici, appassionata di ornitologia e grande amante dei gatti. Ho fatto ricerca sull’avifauna locale e le capacità cognitive dei pappagalli e sono consulente di comportamento felino presso un hotel per gatti.